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《罗马法与现代民法》
Diritto romano e diritto civile moderno
法律拉丁语
Lingua latina giuridica

 

      La base della teoria sul valore nella dottrina della laesio enormis e

 

         il problema delle res incorporales del diritto civile cinese[1] 

 

                                                      Prof.Xu Guodong[2]

 

 

Sommario:1.Premessa.2.L'atteggiamento del diritto romano predioclezianeo nei confronti delle  clausole del prezzo. 3. L'antinomia dioclezianea.4. I profitti dei partecipanti allo scambio.5.Il problema delle vendite a prezzi bassi. 6.Il problema dell'identita'dell'autore della dottrina della laesio enormis. 7. Lo sfondo economico in cui e' nata la dottrina della laesio enormis. 8. L'identicita' tra Editto dei prezzi e dottrina della laesio enormis. 9. Laformazione della teoria del

prezzo giusto e la sua influenza sui secolisuccessivi. 10. Res incorporales  e le teorie sul valore. 11. Il bene e lamerce. 12. L'influenza della teoria del valore soggettivo sul diritto civile cinese d'oggi.

 

 

                        1. Premessa

 

 

      Questo articolo e' un tentativo di analizzare il problema deldiritto romano con lo strumento della teoria economica. Ho utilizzatoil punto di vista dell'economia liberistica. Cio' e' indispensabile e moltoutile per la Cina che possiede una storia lunga di economia pianificata.

 

      Dal punto di vista affaristico, l'equita' non e' altro che un grado di contrasto nei valori delle cose da scambiare; dunque il difficile problema dell'equita' ha un rapporto stretto con la teoria del prezzo-valore, in un certo senso si puo' dire che il problema dell'equita' e' naturalmente quello del prezzo. Comunque, in qualunque legislazione sull'equita' tutto deve fondarsi sulla base di una certa teoria del prezzo-valore; la diversita' delle teorie del prezzo-valore condurra' necessariamente alla diversita' delle legislazioni sull'equita'. Quanto a quest'ultima, possiamo dividerla nell'equita' sostanziale e in quella inerente ai procedimenti. La prima indica che il prezzo dell'oggetto di una compravendita deve accordarsi con il suo valore, altrimenti l'affare non sara' giusto. La seconda indica che si devono osservare le regole ed i procedimenti imparziali conosciuti dal pubblico: il processo affaristico non deve avere i difetti del dolus malus e del metus, e se non li ha, al legislatore non interessa se il prezzo si accordi o no con ilvalore. Nel campo delle teorie sul valore esistono due scuole nella storia del pensiero economico:la teoria del valore oggettivo e quella del valore soggettivo ed esse influenzano rispettivamentele legislazioni sull'equita' dei diversi periodi storici.

 

   La teoria del valore oggettivo ritiene che all'oggettosiainerenteun valore su cui non influisce l'ambiente o la stima e l'azioneumana[3] e che il lavoro sia la fonte del valore: la quantita' di lavoro umano consumata in un tempo unitario per realizzare un prodotto costituisce il lavoro astratto umano che e' il valore del prodotto. Se il prezzo si accorda con esso, sussiste l'equita' in un affare, altrimenti ricorre l'iniquita'. Dunque i legislatori che accettano questa teoria non soltanto assicurano neiprocedimentil'equita' degli affari, ma anche la estendono nei confronti dei loro contenuti sostanziali. La sua forma classica e' la teoria del valore-lavorocreatada  Adam Smith e David Ricardo.Questa teoria ha spiegato giustamenteil fatto che i valori della maggioranza delle merci derivano dal lavoro epuo' spiegare meglio il fenomeno del prezzo-valore di questo tipodelle merci, ma non puo' spiegare le vendite all'asta dei canali radiotelevisivie delle quote degli scarichi

 dei biossidi di zolfo[4],  perche' questo tipodi oggetti non contengono i lavori umani generali.

 Al contrario,la teoria delvalore soggettivo ritiene che il valore sia un  sentimento psicologico delle parti che variasecondo le circostanze, come i tempi ed i luoghi etc., a cui le parti vanno incontro. Pertanto non esiste un standard unificato dell'equita'. Il valore soltanto riflette " un rapporto tra i prodotti edil benessere dell'umanita'"[5].A seguito della diversita' delle soddisfazioni offerte dagli specifici prodotti agli uomini che si trovano nei diversi ambienti,il valore e' soggettivo ed individuale e dipende dall'utilita' e dal grado di scarsita' dei prodotti nelle specifiche circostanze;questa teoria puo' spiegare i fenomeni del prezzo delle vendite all'astae dei canali radiotelevisivi e delle quote degli scarichi dei biossidi dizolfo , e dei numeri fausti  che non possono essere spiegati dalla teoria del valore-lavoro. Evidentemente, le due teorie influiscono sulle legislazioni diversamente: se la legislazione accetta la teoria del valore oggettivo,il risultato necessario e' che si chiede un'equazione piu' o meno esatta nei valori tra le due cose da scambiare, e non si permette che il prezzo devii dal valore troppo grandemente intervendo nei contenuti sostanziali degli affari.Invece, se la legislazione accetta la teoria del valore soggettivo, dato che questa vede il valore come un sentimento personale che varia con i tempi e con le circostanze, necessariamente si permettera' una deviazione grandissima tra il prezzo e il valore, persino potrebbe negare l'esistenza del valore, ma soltanto riconosce il prezzo.Quindi si assume un atteggiamento di laissez-faire verso i contenuti sostanziali degli affari, soltanto assicurando la loro equita' nei procedimenti al fine di escludere le influenze ingiuste sul processo naturale della formazione del valore come sentimento psicologico.

 

 

     2.L'atteggiamento del diritto romano predioclezianeo nei confronti delle clausole del prezzo

 

Pur essendo la teoria del "prezzo giusto", con la sua influenza profondissima nella storia sia del diritto che del pensiero economico, all'origine del diritto romano, questo pero' anteriormente all'imperatore Diocleziano ( 284-305 d.c.)assumeva un atteggiamento di laissez-faire verso il problema del prezzo  nel contratto dicompravendita; il diritto soltanto assicurava l'equita' del procedimento di formazione delle clausole del prezzo, stabiliva i rimedi processuali contro il dolus malus ed il metus. Per rispettare la situazione obiettiva di mercato,qusti ultimi che sono i fattori influenzanti la formazione normale del prezzo, erano interpretati in senso stretto dai giuristi . ( D.4,2,1, D.4,2,6, D.4,2,9pr.)[6]. Per esempio, il diritto divideva il dolus in malus e bonus, l'ultimo dei quali era permesso. Quanto al problema del prezzo, Ulpiano diceva che " Si quis donationis causa minoris vendat, venditio valet"( D.18,1,38)[7];. " uno studio di De Zulueta ha rivelato che " non e' necessaria  la sufficienza del prezzo nel diritto romano ed in quello inglese; in realta', i due diritti lasciavano che le parti trovassero i prezzi adeguati: 'ognuno determinava i limiti dell'equita' propria' , le contrattazioni difficili servivano aportare a tale risultato[8].." Se non esisteva dolus malus e metus, la clausola del prezzo di contratto di compravendita, fosse "imparziale" o no ,non influenzava l'efficacia del contratto.  Le conclusioni della ricerca degli studiosi cinesi concordano con quelle dello studioso inglese e ritengono che nel diritto romano predioclezianeo , " per quanto il prezzo fosse troppo basso, non influenzava la formazione del contratto di compravendita; quindi il venditore, costretto dalle difficolta' economiche a vendere

Volontariamente le merci ad un prezzo basso, pur subendo dei danni, non poteva rescindere il contratto ", perche' la ragionevolezza del prezzo era un problema fra le  parti, a meno che il diritto non disponesse diversamente"[9]. Quindi,da questo punto di vista possiamo dividere il diritto romano in predioclezianeo e postdioclezianeo sulla base del criterio di un suo intervento nelle clausole del prezzo del contratto di compravendita.

 

 

              3. L'antinomia dioclezianea

 

 

    Le fonti giuridiche ci dimostrano che la dottrina della laesio enormis, che intervenne a regolare legalmente le clausole del prezzo nel contratto di compravendita, fu istituita dall' imperatore Diocleziano[10]. Ma lo stesso, in uno dei due rescritti che creavano la dottrina sopraddetta, ben spiegava le ragioni del non intervendo del diritto anteriore ,scrivendo :" quod videlicet si contractus emptionis atque venditionis cogitasses substantiam et quod emptor viliori comparandi, venditor cariori distrahendi votum gerentes adhunc contractum accedant vixque post multas contentiones, paulatim venditore de eo quod petierat detrahente, emptore autem huic quod obtulerat addente, ad certum consentiante pretium, profecto perspiceresneque bonam fidem, quae emptionis atque venditionis conventionem tuetur,pati neque ullam rationem concedere rescindi propter hoc consensu finitum contractum vel statim vel post pretii quantitatis disceptationem "[11]. Qualora il venditorea far dichiarare che la vendita sia invalida, " dolus ex caliditate atque insidiis emptorisargui debet vel metus mortis vel cruciatus corporis imminens detegi, ne habeatur rata venditio. hoc enim solum, quod paulo  minori pretio fundum venum datum significas , ad rescindendam emptionem invalidum est." (C.4,44,8)[12]. Ovviamente questo passo si basa sul presupposto di un homooeconomicus, ipotozzando che tutte le persone che concludono affari si comportino in modo da conseguire la massimazzazione dei propri interessi economici diretti (queste e' stata chiamata da parte di Panbavik legge fondamentale della formazione del prezzo[13]).Pertanto una persona che si prende cura soltanto dei propri interessi  procedera' ad uno scambio secondo I principi sequenti: primo, soltanto nel caso in cui lo scambio gli arrechi dei vantaggi,  egli verra' concludendo. Qualunque scambio vero non e' un'opera di carita'. Secondo, egli verra' concludendo uno scambio per vantaggi piu' grandi anziche' piu' piccoli .Terzo,se in assenza dello scambio non ottiene nessun vataggio, lo concludera' anche utili minori. Quarto, nel caso in cui lo scambio non sia possibile a procurare vantaggi,egli osservera' il principio  "  meglio evitare lo scambio anziche' subire una perdita" . Quindi, mancando

situazioni di dolus malus e metus nello scambio, questo comportera' vantaggi alle due parti, nonostante la loro dimensione forse sia diversa dalle loro aspettive .

 

          

 

               4. Profitti deipartecipanti allo scambio

 

 

    La causa per cui uno scambio comporta certamente vantaggi di grado diverso  per le due parti si trova nel fatto che "i partecipanti ad uno scambio stimano la  cosa da alienare meno di quella da ottenere"[14]. Perche' "Unusquisque secundum necessitatem temporum ac rerum utilibus inutilia permutabat, quando plerumque evenit , ut quod alteri superest alteri desit" (D.18,1,1pr.)[15]. Nella economia di mercato, ciascun prodottore soltanto fabbrica un tipo o diversi tipi di merce, egli quindi considerache i propri prodotti non sono scarsi, mentre lo sono

quelli altrui.Di conseguenza,la sua valutazione dei prodotti propri e'  piu'  bassa  di quella  dei prodotti altrui di cui egli ha bisogno. In questo momento, se avviene lo scambio, il vantaggio che otterebbe dalle cose da ricevere e' piu' grande di quello che perderebbe sulle cose da alienare,

perche' risulta per lui piu' utile realizzare uno scambio con i prodotti superflui delle utilita' piccolissima  o nulla . Visto che le parti inseguono la massimazzazione dei propri vantaggi , ricorrerano immancabilmente  fenomeni di pattuizione. Allora,perche' essenella compravendita’ possono mettersi d'accordo su un certo prezzo dopo le trttative ? Si puo' spiegarlo con lo "scambio isolato", ossia un quello in cui non ci sonotanto le offerte quanto le domande sostitutive.Supponiamo che il contadino A abbia bisogno di un cavallo e ritenga che il possesso di esso  sia come avere 30 sterline. Il suo vicino B ha un cavallo da vendere e lo stima 10 sterline; dunque il prezzo del contratto ricorrera' tra le 10 e le 30 sterline.  Se il prezzo e' superiore o

inferiore, A e B  seguiranno  il principio  "  meglio evitare lo scambio che subire una perdita"  ed abbandoneranno l'affare, dato che non esistono ne'  offerte  ne'  domande sostituttive. Se l'affare proceda, allora il prezzo sara' precisato a quale punto tra le10 e le 30 sterlline, dipendera' dalle destrezze affaristiche rispettive delle due contraenti  si conclude, allora il prezzo sara' precisato tra le 10 e le 30sterline, in base alla capacita' affaristica dei due contraenti; se tale capacita' e' equivale, allora il prezzo sara' una via di mezzo , ossia 20 sterline circa. In tal caso a

A e B pare rispettivamente di aver guadagnando 10 sterline. Il punto della coincidenza delle valutazioni soggettive  di A e B, definito per via di pattuizione, si chiama "la coincidenza marginale", cioe' "il prezzod'accordo". il prezzo di mercato ( che e' la sostituzione moderna di quello giusto) e' limitato e determinato dalle stime soggettive delle due coincidenze marginali[16].

 

 

          

                5.IL problema delle vendite a prezzi bassi

 

 

   La situazione suddetta esposta nel precedente paragrafo e' quella in cui la clausola del prezzo nel contratto di compravendita ha portato profitti sia al compratore che al venditore. Allora perche' il diritto romano predioclezianeo non interveniva nelle vendite che erano concluse dal venditore ad un prezzo basso e lo avevano danneggiato ,qualora non fosse esistiti dolus malus e metus nel processo d'affari ? Certamente il rispetto dell'autonomia della volonta' delle parti era una delle cause,quella piu' importante pero' era la teoria sul valore sottintesa nel diritto romano di questo periodo,che, e' molto simile a quella della Scuola austriaca moderna, risultava da in tal atteggiamento.

  Dall'analisi precedente si puo' capire che il diritto romano predioclezianeo osservava realmente la teoria del valore soggettivo, in quanto rapporto tra i prodotti e il benessere dell'umanita', secondo cui la fonte del valore e' l'utilita' dei prodotti,determinente dalle loro capacita' di soddisfare i desideri dell'umanita' ,ove I prodotti siano scarsi,la loro utilita' poi diventerebbe valori[17].

  La scarsita' e'un attributo importantissimo delle cose, essa non soltanto determina la possibile trasformazione delle loro utilita' in valore o no, ma anche la dimensione di tale utilita'verso I diversi soggetti . Per esempio,per un venditore che si trova in difficolta' economica ed uno che non ha questa difficolta', a causa della diversita' delle loro valutazioni sui gradi di scarsita',la considerazione della quantita' e quivalente significa una utilita' diversa. Diverse e' infatti e' utilita' di un bicchiere di acqua per una persona che ha esaurito l'acqua nel deserto e per un altro che invece giace accanto ad una fontana piena d'acqua. Alcontrario, valutazione della della quantita' diverse producono probabilmente un 'utilita' uguale ai venditori che si trovano in situazioni diverse . Comunque"nelle vendita' prezzo basso , il diritto romano predioclezianeo non  interveniva,  ma soltanto accertava la non esistessero dei fattori di dolus malus e metus che influenzano la libera determinazione del prezzo, scegliendo l'equita' nei  procedimenti.

 

 

 

            6.Il problema dell'identita'dell'autore della dottrina della

              laesio enormis

 

 

    Nel diritto romano postdioclezianeo appaiono norme a regalare le clausole del prezzo nel contratto di compravendita.Nel rescritto del 293 e in quello del 285,Diocleziano ed il suo coimperatore Massimiano stabilivano che, se il prezzo convenutodai contraenti" minus dimidia iusti pretii, quod fuerat tempore venditionis,datum est, electione iam emptori praestita servanda[18]."Il venditore puo' risolvere il contratto, "(C.4,44,8)[19]" ut vel pretium te restituente emptoribus fundum venditum recipias auctoritate intercedente iudicis, vel, si emptor

elegerit, quod deest iusto pretio recipies, minus autem pretium esse videtur, si nec dimidia pars veri pretii soluta sit." (C.4,44,2).Questa e' la famosa dottrina della laesio enormis. Ovviamente essa non si applicava a tutte le compravendite,ma solamente alle quelle dei fondi e solamente ai venditori.Cio' e' molto chiaro in lettera dei questi due rescritti.Poiche', almeno al tempo della promulgazione dei due rescritti, questa dottrina si limitava alle compravendite dei fondi,gli interventi sulle clausole del prezzo nel contratto di compravendita da parte  del diritto romano erano ancora angusti.

  Come ho gia' detto precedentemente, uno dei due rescritti con i quali Diocleziano aveva introdotto "la dottrina della laesio enormis" (quello del 293), aveva ben precisato la teoria del valore osservato dal diritto romano predioclezianeo.  Ma Diocleziano, offerando la  grande svolta nella ultima frase  con l'introdotto  di tale dottrina e lasciando che la parte anteriore fosse cosi' incontraddizione, fa sorgere negli storici dubbi sull'identita' effettiva dell'autore del rescritto.Alcuni pensavano che tale rescritto era stato falsato, essendo invece opere di Giustiniano. Secondo me,questa spiegazione e' privo di argomenti. Sappiamo che Giustiniano  si vantava spessissimo, negli Istituti che aveva trasformato,di essere piu' umano, e questo rescritto avrebbe potuto certamente ingrandire la sua gloria , se egli ne fosse stato il vero autore,mentre in realta' egli ne attiribuisce il merito a Diocleziano. Perche' questo imperatore si pone contro la precedente tradizione del diritto romano, promulgando questo rescritto ?

 

 

 

         7. Lo sfondo economico in cui e' nata la dottrina della laesio enormis

 

 

   Nella storiografia si indica di regola l'ascesa al trono di Diocleziano come l'inizio del impero romano basso.La dottrina concorda nell'affermare che da quel momento il diritto romano entrava nel periodo dell'autoritarismo imperiale(284-565 d.c.). Da allora gli imperatori siarrogavano tutti i poteri , i rescritti diventavano quasi la sola fonte del diritto. Alla sua ascesaal trono, Diocleziano "ereditava tutti i problemi della crisi economica del 3 secolo." "I prezzi facevano ininterrottamente una spirale , la svalutazionedella moneta arrivava a un grado  mai conosiuto in precedenza. Il sistema della tassazione era disordinato, ma non ce ne era uno sistema nuovo a

sostituirlo,da cio' risultava il deficit dell'erario.In questo impero in declino dunque vi era caos in tutti iluoghi".[20]Comunque, Diocleziano procedeva ad una serie di riforme subito dopo la sua ascesa al trono, di cui il fulcro era la riorganizzazione del sistema della tassazione per stabilirele entrate pubbliche statali, e la creazione della iugatio . Da un lato,secondo le diversita' della fertilita' dei luoghi e dei metodi d'uso delle terre, erano stabiliti"i gioghi di bove" di classi diverse come fondamento della tassazione sui fondi. Da l'altro lato, dato che un pezzo di terra non si poteva disgiungere da una certa della manodopera, per assicurare la tassazione sui fondi, incatenava alla terra tutti gli abitanti della campagna, inclusi i proprietari  terrieri, gli affittuari liberi,i servi della gleba e gli schiavi,alla terra ,imponendo loro le imposte pro capite pagate in natura. Percio', la sostanza del sistema della iugatio era una unificazione dell'imposta fondiaria con quella pro capite e combinando i coltivatori ed i fondi in un'unita' di tassazione,vietando loro di potere emigrare liberamente. Nell'eta'dioclezianea,quindi, a causa delle tassazioni e delle turbolenze delle guerre,si poteva immaginare che i coltivatori venderano i fondi a prezzi bassi per allontanassene. Mentre ilsistema della iugatio aveva evidentementela finalta' realedilimitare le fughe dei coltivatori per assicurare la tassazione. Per mantenere le fonti urbane di esse, Diocleziano vincolava tutti gli abitanti delle citta' dell'impero ai loro uffici ed alle loro professioni e mestieri.

Per questo egli diventava il primo uomo che aveva soppresso la liberta' di movimento e di occupazione goduti dai romani piu' antichi.  Come risultato, "i funzionari erano fissati alle proprie cariche pubbliche, i trafficanti ai loro negozi, gli artigiani alle loro officine".  "Le proprieta' fondiarie, come il commercio e i trasporti, diventavano un onere ereditario che non si poteva evitare[21]"

 

 

 

            8. L'identicita' tra Editto dei prezzi e dottrina della laesio enormis

 

 

   La creazione della dottrina della laesio enormis era soltanto una delle misure dioclezianee che intervevano sul meccanismo del prezzo , un'altra era la sua costituzione sui prezzi del 301 d,c. attentanto famosa. Essa mirava ad affrontare la spirale dei prezzi cagionata dall'inflazione ed a liberare il governo dai prezzi eccesivi chiesti per gli approvvigionamenti di ogni genere, ma non a proteggereiconsumatori generici.  Essa stabiliva i prezzi piu' alti per tutte le cibarie, i tessuti, le manifatture di pelle e di metalle, le carrozze e lealtre merci di mercato, e gli stipendi dei lavoratori, condannando a morte tutti coloro che facevano incetta di cose nei mercati e coloro che sospingevano al rialza i prezzi[22]. Nella prefazione della costituzione, Diocleziano silamentava che "l'avidita' dei monopolisti ci ha reso impossibile  approvvigionare le truppe,I prezzi delle merci sono saliti di 4 volte e persino 8 volte rispetto  al loro valore ". Ma egli diceva ancora che, " cio' che ci proponiamo di regolare non sono i prezzi di queste merci, perche' cio' non sarebbe ragionevole, ma e' la loro limitazione, nel senso che le merci indicate non potevamo superare quelli massimi in qualunque circostanza"[23].anche qui ritrova l'antinomia che risulta nel rescritto del  293 d.c.: da un lato, in senso ragionevole, Diocleziano riconosceva chei prezzi devono  essere formati liberamente tramite il meccanismo di mercato e non devono essere fissati dall'autorita', altrimenti "non sarebbe ragionevole";dall'altro, per l'espediente di assicurare gli approvvigionamenti all'esercito,egli doveva fissare il limite massimo dei prezzi.Come sappiamo, nell'economia liberistica, il prezzo si fonda sulla base dei rapporti tra le offerte e le domande,e si forma liberamente. Se ricorrono gli sbilanciamenti tra offerte e domande e l'adattamento automatico del meccanismo di mercato non possa equilibrarea, allora l'autorita' dovra' cercare tale riequilibrio mediante metodi artificiali;le regole della limitazione dei prezzi sono le misure abitualmente utilizzate in questa situazione per controllare il crollo rapido o la spirale di astra dei prezzi. Di queste due misure, il limite massimo dei prezzi e' una misura che vale nella situazione in cui l'inflazione si sviluppa rapidamente ed e una manifestazione delle crisi economiche .Infatti nell'eta' in cuiDiocleziano era al trono,l'economia dell'impero romano subiva crisi profonde,  date le invasionidellenazioni barbariche e le operazioni militari, oltre al blocco della via commerciale per l'oriente da parte dei Persiani. Nonostante le tasse statali  aumentassero, l'erario restava impoverito, i denari delle tasse per lo piu' non potevano essere riscossi, e,anche se erano riscossi,non si potevano trasmettere all'erario. Lo stato beveva il veleno a dissettarsi ed era costretto a sopportarsi con i fondi ottenuti mediante distribuire le valute di grandi dimensioni,  risultando l'inflazione viziosa. Per evitare allo stato le sofferenze dell'inflazione,esso era costretto

a praticare la tassazione in natura, i contadini pagavano le tasse con beni materiali come  cereali,  vini,  olio,  carne, etc. Anche gli stipendi dei cortigiani, dei funzionari ed dei soldati erano pagati

in natura. L'editto sui prezzi emanato in tali condizioni, potrebbe essere visto come il risultato di una retrocessione dell'economia dell'impero romano dall'economia di mercato a quella naturale, dall'economia liberistica a quella dirigista. Essa e' esattamente  uguale alla dottrina della laesio enormis: una la regola il limite massimo dei prezzi,l'altra regola il limite piu' basso dei prezzi. Entrambe miravano a limitare la libera circolazione degli elementi produttivi per soddisfare le richieste dell'economia naturale e quella dirigista.

  Diocleziano era una figura a cavallo delle due eta', cio'potrebbe essere provato dall'antinomia espressa nelle sue costituzioni. Per un verso, egli conservava la mentalita' dell'economia di mercato diffusa tra i romani del periodo precedente, riconoscendo la ragionevolezza della liberta' di prezzo; dall'altro, per affrontare "il caos piu' terribile"delle sua eta' , egli era obbligato ad eviare da tali principi emanendo norme limitative nei prezzi nei campi delle compravendite dei fondi e dei beni mobili, dando inizio a una nuova epoca, quella del Basso impero, divenendone il primo imperatore.di esso.

 

 

 

             9. La formazione della teoria del prezzo giusto e

                la sua influenza sui secoli successivi

 

 

 

    La dottrina dioclezianea della laesio enormis veniva ereditata da Giustiniano che l'ha raccolta nel Codex come la norma effettiva, ed elabora poi la teoria del prezzo giusto, di cui il concettofase

dapprima  era apparsonel diritto romano piu' e nelle opere dei giuristi.Secondo le loro spiegazioni , il cosiddetto " prezzo giusto" o "il prezzo reale" indica quello che non viene influenzato dalle oscillazioni di mercato di un certo periodo, cioe' quello che si accorda con il valore.[24]  Come risultato, il diritto romano postdioclezianeo si fondava sulla base della teoria del valore oggettivo e non considerava il fattore che gli uomini hanno intensita' diversedi domanda degli oggetti stessi.  Nel 313 d.c., Constantino, il successore di Diocleziano, ammetteva il cristianesimo, spesso  perseguitato prima , aprendone l'influenza nel diritto romano. Secondo l'opinione del cristianesimo, "ogni merce ha un prezzogiusto proprio"[25]. Con la divissione dell'impero romano nelle parti orientale ed occidentale e con la caduta del secondo,il primo si ellenizzava in modo crescente. Il pensiero aristotelico esercitava sempre piu' l'influenza nel diritto romano.Questo filosofo disprezzava i profitti del mercato, il suo ordine ideale era quello autarchico. Secondo lui, soltanto le azioni che davano  benefici ad altri potevano essere accettate moralmente, mentre quelle tendenti a redditi personali erano malvagie e le produzioni a fini di profitto erano innaturali. Questo pensiero aristotelico erigimava un atteggiamento del diritto successivo contro il commercio che duro' per lungo tempo. Grazie alle influenze sintetiche dei fattori sopraddetti, nel diritto romano postdioclezianeo, il pretium deve essere iustum, assieme al pretium deve essere i denari, essere certo e vero, erano istituto come i requisiti di validita' delle clausole di prezzo di contratto di compravendita.[26]Percio' Giustiniano estendeva l'ampiezza dell'applicazione della dottrina della laesio enormis, la applicava a tutti i rapporti di compravendita, attuava l'intervento universale nel prezzo. Dopo di che la teoria di prezzo giusto costituiva una parte importante del'ideologia medioevale, formava l'atteggiamento contro il commercio ed i profitti commerciali, nonche' l'ascetismo di quell'eta'. Nonostante la dottrina della laesio enormis e' ricevuto dai codici civili dei molti paesi, ma a seguito dei cambiamenti della vita sociale moderna , avremmo le ragionia criticarla, infatti, verso la dottrina di lesion del codice civile francese che e' la progenie della dottrina della laesio enormis del diritto romano, Von Mehren ha fatto tale critica[27].

 

 

 

                   10. Res incorporales e le teorie sul valore

 

 

    La riconoscenza a res incorporales si fonda sulla base della teoria del valore soggettivo, perche' res incorporales sono tutti i diritti eccetto la proprieta', dei diritti in qualita' di res incorporales molti non contengono i lavori astratti umani, i valori di essi derivano dalle loro utilita' e loro scarsita'. Dato che il diritto romano predioclezianeo si basava realmente sulla teoria del valore soggettivo, come il risultato logico, il diritto romano riconosceva res incorporales, il concetto di "bona" del diritto romano si concordava esattamente con il concetto di "bene" nell'economia moderna "Naturaliter bona ex eo dicuntur, quod beant, hoc est beatos faciunt: beare est prodesse" (D.50,16 49). Da qui potremmo sapere che il criterio usato dal diritto romano per precisare le fonti dei valori delle cose, come quello usato dall'economia moderna , e' le utilita delle cose (beatos faciunt), ma il diritto romano non considerava che se la fonte di tal utilita' sia i lavori umani o no. Certamente essa potrebbe essere i lavori o altri fattori.

    La nascita della "teoria di prezzo giusto" provocava il problema del criterio di prezzo giusto, per trovare questo criterio, si deve usare immacabilmente il sistema dualistico della concepzione che contiene il prezzo e il valore simultaneamente. Se il prezzo sia variabile a causa delle influenza dei fattori diversi, allora, il valore e' proprio il criterio con cui si bilancia che i prezzi vari della cosa stessa siano ragionevole o no. Successivamente , che cosa e' il criterio del valore stesso diventera' il problema. L'economia classica ottocentesca ha scelto il lavoro come criterio del valore spingendo la teoria di prezzo giusto nella tappa sviluppata della teoria del valore-lavoro.

    Come il fondatore della teoria del valore-lavoro, Adam Smith vedeva il lavoro come la fonte unica del valore, praticamente, la sua teoria sul valore e' quella delle spese produttive. Egli chiamava il prezzo che si concorda con il valore come " il prezzo naturale" che e' antiteticoal " prezzo di mercato" che e' piu' basso o piu' alto del valore. Secondo lui, il prezzo naturale e' di solito quello giusto. David Ricardo si rendeva conto della mancanza della teoria di Adam Smith chevedeva il lavoro come la fonte unica del valore, la sistema va tramite aggiugerla con i concetti dell'utilita' e della scarsita', dicendo:"Se una merce sia rara e sia stata speso molti lavori, na non possieda nulla utilita', anche non ha nulla valore. Percio' la sua conclusione e' che i valori della merci derivano le tre fonti del lavoro, l'utilita’  e la scarsita'. Egli riconosceva pero' ci sia un genere della merce , il valore della quale e' decisa dalla loro scarsita' , i lavori non possono aumentare la loro quantita', quindi i loro valori non possono essere aumentato a causa degli aumenti delle offerte, questa genere della merce include " le effigie e le pitture, i libri e le monete antiche rare, etc. Dato che tale genere delle cose soltanto occupano la pochissima parte le pitture di rado, i libri e le monete rare, etc." dato che tale genere delle cose soltanto occupano pochissima parte negli scambi di mercato, Ricardo decideva che la teoria propria sul valore non da l'efficacia a loro. " Quindi, quando si parla della merce, e del valore degli scambio della merce e delle regole con cui si stabile il prezzo relativo della merce, noi sempre indiciamo le merci che la loro quantita' possono essere aumentata dagli aumenti dei lavori umani e verso la loro produzione si puo' precedere la concorrenza". Per questo tipo della merce, il lavoro e' il fondamento di tutti i valori".Ovviamente, pur Ricardo conosceva giustamente che i valori delle cose derivano dalle fonti molteplici, ma al momento di scegliere il punto di base della teoria propria, abbandonava definitamente le fonti del valore di extralavoro, pertanto la sua teoria non puo' contenere i fenomeni del prezzo-valore dei beni di extralavoro e sia una teoria zoppicante.Visto che gli oggetti che erano considerati da Adam Sith e David Ricardo soltanto erano i prodotti di lavoro, in altra palora, erano res corporales,  logicamente ,questa teoria condurra' immacabilmente il disconnoscimento ai res incoporales.essere

 

   

 

              11. Il bene e la merce

 

 

    La teoria economica marxista e' uno sviluppo della teoria corrispodente di Adam Smith e David Ricardo di cui la concezione di nucleo e' " la merce". Quello che e' chiamato come "merce" e' il prodotto di lavoro fabbricato per motivi degli scambi. Sulla base della concepzione di merce, Marx stabiliva la legge del valore, secondo cui la quantita' del valore della merce e' decisa dai tempi necessari sociali di lavoro per produrre la merce, la proporzione dello sambio della merce si basa sulla quantita' del valore della merce". Percio', il concetto del"valore" nella legge del valore non e' " un rapporto tra i prodotti e il benessere dell'umanita'", ma e' il lavoro astratto umano, quindi, la teoria economica che si fonda sulla base della legge del valore neanche quella che disconosce i res incoporales che non contiene i lavori umani,la quale e' accetata dalla Cina dopo 1949.

      La Cina dopo 1949 si trovava nella tappa dell'economia pianificata. Sotto tale condizione istituzionale, non c'era lo spazio vitale di diritto civile vero, cio' che esisteva che era chiamato come diritto civile e' realmente il diritto amministrativo.  Nel 1984, la Cina ha scelto la via nuova dell'economia socialista di merce, il diritto civile e' risorto. Nonostante la Cina ha ricevuto la teoria del diritto civile di URSS, ritenendo l'oggetto del diritto civile e' "i rapporti dei beni", ma la teoria del diritto civile di questo periodo si e' fondato sulla base dell'economia di merce, diminuendo l'oggetto del diritto civile nei"rapporti di merce". Evidentemente, dato che la "merce" in questo caso e' "i prodotti di lavoro", la teoria del diritto civile di questo periodo era disriconoscendo i rapporti dello scambio delle cose di extralavoro. Infatti, la teoria del diritto civile basato sull'economia di merce non puo' spiegare il problema degli scambi a equivalente valore di certo res incoporales. In questo periodo, pero', a causa della liberalizzione, nella vita sociale si sono apparsi una gran quantita'degli scambi dei res incorporales come le vendite dei diritti d'uso della terra avuto dallo Stato, e quelle delle azioni e obbligazioni ed i posti delle borse valori, sopratutto le vendite dei numeri fausti. Tutti gli questi oggetti da scambiare non possono essere elencati nella categoria di merce, lasciando la teoria del diritto civile della Cina essere contro la realta' viva che chiede urgentemente un'uscita piu'nuova.

 

 

           12. L'influenza della teoria del valore soggettivo sul

               diritto civile cinese d'oggi

 

 

 

   Nel 1992, la Cina ha sostituito il modello finale della riforma economica dall'economia di merce a quella di mercato, questo cambiamento provocato la polemica su le differenze tra l'economia di mercato e quella di merce. I conservatori ha ritenuto che l'economia di mercato soltanto e' la tappa avanzata di quella di merce, tra le due forme non ci sono le differenze sostanziali. i riformaisti ritengono che l'economia di mercato e' diversa da quella di merce, sotto la condizione dell'economia di merce, gli'oggetti da scambiare soltanto sono le merce o i prodotti di lavoro, in vece nella condizione dell'economia di mercato,quelli che sono allogati tramite il mercato sono le risorse ed i beni diversi, quindi l'economia di mercato non soltanto la forma di allogazione dei prodotti di lavoro, ma e la forma economica allogando le risorse rare mediante il mecchanismo del prezzo, la concepzione delle risorse rare e' molto amplia che quella di prodotto di lavoro o merce, puo' spiegare gli scambi come le vendite dei canali radiotelevisivi e delle vendite delle quote degli scarichi dei biossidi di zolfo e delle vendite dei numeri fausti nonche' l'altri gli scambi dei res incoporales che esistono nella Cina.

    La svolta dall'economia di merce a quella di mercato, la sostituzione dell'economia occidentale a quella marxista, la diffusione ulteriore dei diritto romano nella Cina,  spingono la svolta delle legislazioni civili e la teoria del diritto civile cinese.  Nel rispetto della legislazione, la legge su vendita all'asta che e' promulgata il 5 luglio 1996 ha riconosciuta per la prima volta la concezione dei res incoporales nella storia legislativa della PRC. nel rispettto della teoria del diritto civile, ci sono gli studiosi che asseriscono a negare la teoria di "il diritto civile regola i rapporti di merce", sostituendola con la teoria di il diritto civile regola i rapporti dei beni, e che si deve cancellare il principio di valore-equazione nei principi fondamentali del diritto civile. perche' secondo il concetto della cosa che include sia i prodotti di lavoro che beni di extralavoro ,il pricipio di valore-equazione che si fonda sulla base in cui si usa il lavoro astratto umano come regola di comparazione tra i prodotto di lavoro, e' fuori moda, infatti,l'ammendamento della Legge del Contratto Economico che e' promulgata il 4 settembre 1993 ha cancellato il principio di valore-equazione che era inclusa nella questa legge. In questo momento non posso non fare un cenno su una delle cause del cambiamenti sopreddetti, ossia la capacita'di spiegazione del concetto dei res incoporales nel diritto romano su i fenomini sociali moderni, nonche' l'influenza utile verso lelegialazioni civili e la teoria del diritto civile cinese dal lavoro della diffusione del diritto romano nella Cina organizzato dal Prof.S.Schipani.

 



[1]La realizzazione di questo articolo e' stato favorito dalla guida del Prof. Sandro Schipani. Nel suo processo della traduzione da cinese in italiano, ho ottenuto gli aiuti graziosi del Dott. Aldo Petrucci tanto nella conoscenza della lingua italiana quanto in quella del diritto romano, vorrei esprimere i miei ringraziamenti cordiali a loro.

 

[2]  E' il professore ordinario dell'Universita' di sud-centro delle scienze politiche e la giurisprudenza; il professore ordinario dell'Universita' di Wuhan di Repubblica popolare cinese; il professore visitatore di II Universita' degli studi di Roma "Tor Vergata".

3.Vedi. J.Schumpeter: Storia degli analisi economici(I.mo tomo),trad. cinese, Pechino, 1991, p.98.

 

[4] Per quanto riguarda le vendite all'asta dei canali di radiotrammissione degli Stati Uniti, vedI l'articolo di Coars: "il consiglio federale della comunicazione" in"l'impresa, mercato e diritto", trad. cinese, Shanghai, 1990. Quantoalle vendite all'asta delle quote dei scarichi dei biossidi di zolfo degliStati Uniti, vedi. "chi inquina di piu',chi paga di piu'" sulla quarta pagina del Giornale di Wenhui, 1, aprile,1993.Nel dialetto di Canton della lingua cinese, si prununcia ilnumero 8 come "fa", il che significa "arricchirsi",dunque si pareche il numero 8 sia quello fausto, ci sono molte persone nella Cina che credono che se si possieda le targhe della macchina o i numeri telefonici che contengono questo numero, si arricchirrebbero, quindi le genti vogliono spendere un gran somma dei soldi a comprarli, ma molti cinesi non possono accetare questo fenomene del prezzo.

 

[5] Cfr.Lu Youzhang e Li Zongzheng (a cura di): Storia delle dottrine economiche (2.da tomo), Pechino, 1983, p209.

 

[6]Cfr. S. Schipani(a cura di) "Corporis iuris civilis, fragmenta selecta, su negozio giuridico, trad. cinese di Xu Guodong, Pechino, 1998, p27.

 

[7] Cfr. S. Schipani(a cura di) "Corporis iuris civilis, fragmenta selecta, sulle obbligazioni, trad. cinese di Ding Mei, Pechino, 1992, p36.

 

[8] Vedi. De Zulueta: Roman law of sale, oxford , 1945, p19.

 

[9] Cfr. Zhou Nan, Wu Wenhan, Xie Banyu: Diritto Romano, Pechino ,1983 ,p234.

 

[10] Su questo fatto ci sono molte opinioni opposte.Visto che c'era un'antinomia tra la parte anteriore e quella posteriore nel rescritto del293 con il quale Diocleziano istituiva "La dottrina della laesioenormis" e c'era "il segno di essere falsato", lo studioso inglese Buckland ritiene che l'autore autentico di questo rescritto era Giustiniano. vedi i due libri citati precedentemnete.

 

[11] Cfr. S. Schipani(a cura di) "Corporis iuris civilis, fragmenta selecta, sulle obbligazioni, trad. cinese di Ding Mei, Pechino, 1992, p38.

 

[12] Cfr. S. Schipani(a cura di) "Corporis iuris civilis, fragmenta selecta, sulle obbligazioni, trad. cinese di Ding Mei, Pechino, 1992, p38.

 

[13]  Vedi. V.Panbavik: Teoria positiva di capitale, trad. cinese di Chen Duan,Pechino, 1964, p205.

 

[14] Vedi. Von Mises: Human action, A treaty on economics,london, 1966,p204,.l'autore ritiene che la conoscenza su questo punto e' il fondamento dell'economica moderna e che "l'idea di criterio di valore e' illusorio".

 

[15] Cfr. S. Schipani(a cura di) "Corporis iuris civilis, fragmenta selecta, sulle cose e sui diritti delle cose, trad. cinese di Fan Huaijun, Pechino, 1993, p24.

 

[16] Panbavik: op.cit.pp209-219.

 

[17] Lu Youzhang, Li Zongzheng:op.cit. pp210-211.

 

[18] S.Schpani: op.cit.pp37-38.

 

[19] Ibidem.

[20] Vedi. M.Rostovzev: Storia economica e sociale d'impero romano, trad.cinese di MaYong, Pechino, 1985, p688.

 

[21] Vedi. Tompson, Storia sociale ed economica del medioevo(1.mo tomo)trad. cinese di Gong Danru , Pechino,1963, p48.

 

[22]  Vedi. Djakov e Kovaniov: Storia del mondo antico, Pechino, 1959, p301.

 

[23] Tompson,op.cit.p50.

[24]  Lu Youzhang, Li Zongzheng: op.cit.(1 tomo) p34.

 

[25]  Vedi. Robinson e Itwel: Introduction to the modern economics, trad. cinese di Chen Biaoru, Pechino, 1983, p3.gli autori credono che tal opinione religiosa e' sparito a causa delle richieste della vita commerciale.

 

[26]  Cfr. F. Hayek: l'idea fatale, trad. cinese di Liu Gofeng, Pechino,1991 ,pp58-61.

 

[27] Von Mehren:The French Doctrine of Lesion in the Sale of Immovable Property,49 Trel L.Rev.pp321,323-326(1975).

 


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